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domenica 12 gennaio 2014

Essere competitivi ai tempi dell'euro

"Dobbiamo essere più competitivi", "La competitività è miglioramento", "Abbiamo bisogno di competitività"! Chi di voi non ha mai sentito slogan come questi? Ma vi siete mai soffermati ad analizzare cosa ci stanno chiedendo sul serio? Proviamo a fare un po' di chiarezza.

Un'azienda è competitiva quando riesce a vendere più delle altre aziende, uno Stato è competitivo quando riesce ad esportare più degli altri Stati. Ma come si fa ad essere così bravi e abili nel commercio? Semplice: facendo prezzi più bassi. E per fare prezzi più bassi occorre diminuire i costi di produzione, che tipicamente comprendono il costo per l'acquisto di materie prime e il costo del lavoro. Tra i due è evidente che quello su cui si può maggiormente agire è il secondo, abbassando i salari e radendo progressivamente al suolo i diritti dei lavoratori.

Prima dell'euro ciò non era necessario, in quanto si poteva ricorrere ad un meccanismo riequilibratore, la temutissima svalutazione del cambio.

Cerchiamo di spiegarvi molto chiaramente di cosa si tratta tramite un esempio di fantasia: se Paperopoli usa una moneta chiamata "Paperini" e Topolinia usa una moneta chiamata "Topolini", e in seguito a degli squilibri tra i sistemi economici di questi due Paesi, Paperopoli si trova ad importare da Topolinia più di quanto riesca ad esportarvi, allora avrà ottenuto un saldo negativo nella bilancia dei pagamenti (che si calcola sottraendo le importazioni dalle esportazioni). Se non vi fossero dei meccanismi di aggiustamento, da Paperopoli continuerebbero ad uscire Paperini (per acquistare Topolini, necessari all'acquisto di beni da Topolinia) finchè il Paese non si troverà in miseria. Fortunatamente per Paperopoli però il sistema è dotato di un meccanismo riequilibratore chiamato "Mercato". Questo fa sì che non appena Paperopoli inizia ad acquistare "Topolini" in misura maggiore rispetto a quanto Topolinia acquista "Paperini", la domanda di "Topolini" aumenta, mentre quella di "Paperini" diminuisce.

All'aumento di domanda di una moneta, il mercato fa corrispondere automaticamente un proporzionale aumento del prezzo della stessa (rivalutazione del cambio), viceversa alla diminuzione di domanda di una moneta corrisponderà una diminuzione del prezzo della stessa (svalutazione del cambio). 

Quindi, tornando alla nostra storiella, a questo punto il mercato provvede a ristabilire l'equilibrio facendo aumentare il prezzo dei "Topolini" (rivalutazione) e facendo scendere il prezzo dei "Paperini" (svalutazione). In questo modo tornerà ad essere conveniente acquistare "Paperini" e quindi i beni prodotti a Paperopoli, e il mercato tornerà da sè in equilibrio.

Fino all'introduzione dell'euro, anche per il nostro Paese, come per Paperopoli, agivano queste automatiche leve di mercato. Con l'adozione di una moneta straniera però (l'euro non è altro che questo) il meccanismo riequilibratore del mercato dei cambi è venuto meno. Così, per far fronte a saldi negativi nella bilancia dei pagamenti (o perlomeno per provarci), oggi non ci resta che attuare politiche di svalutazione interna (la famosa competitività), che mirano all'abbassamento dei salari, anche attraverso la progressiva precarizzazione del mercato del lavoro.

Sperando che il meccanismo sia chiaro, ci teniamo a precisare che non siamo contrari al commercio globale, ma riteniamo che questo debba essere al servizio dell'uomo, e non il contario. Va bene importare, ma solo nella misura in cui se ne tragga un vantaggio in termini di qualità e valore aggiunto. E' inaccettabile invece quello che è sotto gli occhi di tutti oggi: una guerra di prezzi che rade al suolo i tessuti produttivi di intere nazioni e crea un circolo vizioso in cui le persone, che vedono diminuire ogni anno il proprio potere di acquisto, sono sempre più attente al prezzo e di conseguenza continuano ad alimentare, a proprie spese, questo sistema distruttivo.

1 commento:

  1. Questo è uno dei problemi della moneta comune nella zona euro contro i vantaggi di favorire il libero comercio tra i paesi europei.

    Per raggiungere una buona competitività con questo sistema non si può fare più delle svalutazioni. Veramente ciò che un paese dovrebbe fare per aumentare la sua competitività sarebbe cercare di produrre di più attraverso di un miglioramento della sua tecnologia e della performance dei suoi lavoratori che permeta produrre con un minore coste, ma per questo c'è il bisogno di spendere soldi publici e anche di tempo, cioè, il risultato sarebbe stato a medio e lungo termine ed il governo deve spendere dei soldi oppure aumentare le tasse fiscali ai cittadini.

    Invece giocando con la bilancia comerciale, i paesi ottengono dei soldi a corto termine ma con il costo di perdere della competitività poiché c`è una maggiore dipendenza degli altri paesi che si approfittano. Purtroppo questa politica monetaria è più interessante per il governo di turno per guadagnare dei voti.

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